mercoledì 7 luglio 2010

MULTISERVIZI: ASSEMBLEA PARTECIPATA CON CORRADO ODDI

Calabria Ora - 07/07/2010

Acqua pubblica Comitato e Prc non demordono
Nel corso dell’incontro di ieri nuovo appello a non cedere “le quote ai soggetti privati”

Aprire la Multiservizi ai privati non risponde a un imperativo ma, anzi, è una brusca accelerazione in direzione del decreto Ronchi, la cui scadenza è fissata per il 31 dicembre. Così in sintesi, Corrado Oddi, del Forum nazionale per l’acqua pubblica, è intervenuto alla vigilia del consiglio comunale odierno il cui primo ordine del giorno sarà proprio quello di aprire quella che fino ad oggi è una società municipalizzata a soggetti privati. Se ne è parlato ieri nel corso di un incontro organizzato dal comitato per l’acqua pubblica dal titolo esemplificativo “Acqua pubblica in pubblica azienda. Perché vendere la Multiservizi?”. Il tema dell’acqua pubblica è stato tenuto legato a doppio filo a quello della Multiservizi, sottolineando che il referendum per la ripubbliizzazione dell’acqua è arrivato in pochi mesi a ben un milione di firme. “Si scrive acqua si legge democrazia”, hanno ripetuto più volte nell’ambito dell’incontro i relatori tra cui Franco Sesto, che tra l’altro lavora nella società Multiservizi, e Alfonso Senatore, referente regionale del Forum.

Decreto della discordia
“Bisogna dare uno stop al decreto Ronchi – ha affermato Oddi – ma anche intervenire sulla legislazione precedente che ha portato alla privatizzazione del Paese. Fino a quando i cittadini non si saranno espressi con il referendum la privatizzazione della Multiservizi va bloccata”. E poi, ha chiesto Oddi, “perché decidere su una questione simile così di corsa quando la scadenza data dal decreto Ronchi non è imminente”, ma anzi fissata al 31 dicembre 2011”? Una domanda alimentata da altri dati forniti ed illustrati dal rappresentante nazionale del Forum. Tra questi, il fatto che la cessione del 40 per cento dell’azienda ai privati “non è in realtà obbligatorioa”. Altre sarebbero le strade percorribili. Tra queste, la modifica degli statuti comunali, in cui fare dichiarare l’acqua un bene senza rilevanza economica e quindi non soggetto a privatizzazione. O ancora, ha spiegato Oddi, affidando il servizio idrico a aziende speciali consortili. Insomma, ha affermato “anche se le Spa non mi piacciono, ci sono tutte le condizioni per continuare a gestire il servizio con a total capitale pubblico”. Quello invocato dal referente nazionale è un vero e proprio muro. Un muro i cui mattoni principali siano l’amministrazione comunale e il comitato per l’acqua pubblica. Bisogna puntare ad eliminare, ha aggiunto, il concetto di profilo sull’acqua. Fino a quando vi saranno soggetti che dall’acqua e dalla sua gestione traggono profitto questa non verrà gestita in maniera equilibrata.

Idem il Prc
Dello stesso parere anche il Rifondazione comunista secondo cui l’assunto che aprire ai privati la gestione dei servizi pubblici locali faccia crescere questi in maniera significativa è contraddetto dall’esperienza storica nazionale e locale oltre che dalla volontà che in questi mesi e giorni stanno esprimendo migliaia e migliaia di italiani aderendo al referendum contro la privatizzazione del ciclo delle acque. L’esperienza- afferma – il circolo di Rifondazione comunista – ci indica che la partecipazione dei privati nelle aziende che gestiscono i servizi e le risorse pubbliche locali ha sottomesso ogni scelta a quella dei profitti. Non sono statti più l’efficienza e l’efficacia dei servizi erogati ai cittadini né le politiche sociali degli enti locali ad indirizzare le scelte aziendali. Sono state sacrificate le politiche che miravano ad un utilizzo razionale delle risorse naturali sia nella gestione dei rifiuti che in quello del ciclo delle acque. Si è favorita la crescita dei consumi con l’obiettivo di aumentare rincari e profitti.

Roma docet
E’ successo a Roma - fa notare il Prc – dove la CGIL ha ripetutamente denunciato come nell’Acea decidano più Caltagirone e il gruppo Suez nonostante il loro 16% di quote. Succede nella provincia di Bologna dove sessanta sindaci, compreso il sub commissario della città capoluogo, si oppongono all’aumento delle tariffe dell’acqua. Un aumento che punisce un circuito virtuoso incentivato dalle amministrazioni locali basato sulla riduzione dei consumi di una risorsa preziosa come l’acqua. Insomma, se la politica della riduzione del consumo di una risorsa preziosa come l’acqua è una atto di civiltà e cultura e da i suoi frutti, i privati si oppongono in nome del profitto mancato con la diminuzione dei consumi e invocano aumenti delle tariffe. “La descione – continua il Prc – di aprire ai privati la gestione e il controllo della LameziaMultiservizi non solo esproprierà gli enti locali dalla facoltà di decidere quale sia la forma di gestione più adeguata al contesto sociale ed economico del lametino di servizi come la distribuzione idrica, la gestione dei rifiuti, il servizio di trasporto pubbllico locale, ma produrrà inevitabilmente rincari nelle tariffe, perdita di diritti per i lavoratori.

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